Lesung und Gespräch in deutscher und italienischer Sprache / Lettura e discussione in tedesco e italiano con Matteo Beltrami e Vincenzo Todisco
Eintritt frei
Ebe ist Anfang zwanzig, als sie Ende der 1940er-Jahre aus der vom Weltkrieg gebeutelten Heimat Italien in die Schweiz emigriert. In einem Solothurner Dorf findet sie eine Stelle als Dienstmädchen in einer herrschaftlichen Villa. In dieser Villa wohnt auch der Patriziersohn Ernst Böhlen, ein Freund der Hausbesitzer. Ebe und Ernst beginnen ein heimliches Verhältnis, das nach zwei Jahren zur Geburt von Piero führt – dem kleinen Jungen, der nach und nach zum Protagonisten der Geschichte wird. Die Entdeckung von Ebes Schwangerschaft provoziert einen Skandal: Ernst wird ins Haus seiner Eltern zurückgeschickt, Ebe noch bis zur Geburt versorgt, dann verstossen. Auf der Suche nach einem neuen Job gelangt sie nach Bellinzona, wo sie eine Arbeit als Handwerkerin in einem Hotel aufnimmt. Das Gesetz erlaubt ihr allerdings nicht, als alleinstehende Mutter ein Kind aufzuziehen. Gegen Ebes Willen wird Piero von den Behörden in eine Einrichtung für Minderjährige überführt. Während seiner Internierung von 1954 bis 1959 erleidet der kleine Junge alle erdenklichen Formen von Misshandlung. Der Text, basierend auf der Biografie von Matteo Beltramis Vater, erzählt von der Widerstandsfähigkeit des Menschen und der Kraft des Überlebens.
«Il mio nome era 125» è un romanzo storico sul tema delle misure coercitive a scopi assistenziali, metodi di internamento di minori e adulti che hanno caratterizzato il funzionamento sociale e istituzionale del nostro paese per molti decenni, fino all’inizio degli anni Ottanta. Il libro è biografico, è ambientato prevalentemente a Bellinzona ed è ispirato dalla reale storia di Piero, un bambino nato nel 1948 che viene internato presso l’Istituto von Mentlen, tutt’oggi attivo nella capitale ticinese. Piero viene separato dalla giovane madre all’età di 6 anni, in quanto quest’ultima, rimasta sola, non può più avvalersi della legittimità del suo ruolo genitoriale. Una ragazza madre all’epoca veniva facilmente delegittimata dalla comunità e dalle autorità, permeate da un moralismo obsoleto e giudicante, così per il piccolo Piero inizia un percorso fatto di grande sofferenza ed episodi traumatizzanti. Piero viene dichiarato illegittimo, giudicato «figlio di nessuno» e dopo ripetute pressioni nei confronti della madre da parte delle autorità, collocato. L’internamento di Piero dura dal 1954 al 1959 e in questo lasso di tempo il piccolo subisce ogni forma di abuso. Nonostante la durezza del tema la storia narra del potere della sopravvivenza e della magica resilienza umana. Piero «rimarrà a galla» e imparerà a nuotare con le proprie braccia. Questo racconto sprofonda le sue radici nell’ identità di Matteo Beltrami perché Piero è in realtà suo padre. Dopo quasi sessant’anni dalla sua uscita dall’istituto von Mentlen l’autore ha accompagnato Piero presso il Servizio per l’aiuto alle vittime di reati, dove nel 2017 hanno aperto uno sportello temporaneo per raccogliere le deposizioni di coloro che erano stati vittime delle misure coercitive a scopi assistenziali in Ticino. «Vedere mio padre raccontare quello che gli era successo in collegio mi ha portato a riflettere sulla possibilità/il tentativo di restituirgli un’infanzia che gli era stata sottratta, una storia che mettesse in risalto il valore della sua sopravvivenza e della sua forza.» Un racconto per cercare di ricostruire l’identità frammentata.
Matteo Beltrami (der Autor), geboren 1981 in Locarno, ist Sozialpädagoge und Schriftsteller. Er lebt zwischen Locarno und Turin. In der Vergangenheit war er Lagerarbeiter, Postbote, Kellner, Koch, Gastronom mit eigenem Wirtshaus und Sozialarbeiter auf den Strassen Boliviens und Brasiliens sowie in der Schweiz. In letzterer Funktion arbeitete er zufällig just in jener Erziehungsanstalt, in welcher sein Vater von 1954 bis 1959 interniert war. Mit «Il mio nome era 125», 2019 auf Italienisch erschienen, arbeitet Beltrami dessen tragische Biografie auf. Dies ist sein erstes Buch.
Vincenzo Todisco (der Übersetzer) ist zweisprachiger Schriftsteller (Italienisch/Deutsch) und Übersetzer. Seine Romane, in italienischer Sprache veröffentlicht, wurden alle ins Deutsche übersetzt (u.a. «Der Bandoneonspieler» 2007, «Rocco und Marittimo» 2011). Mit «Das Eidechsenkind» (2018) wurde er für den Schweizer Buchpreis nominiert. Diesen Roman hat Todisco erstmals in deutscher Originalsprache geschrieben und anschliessend ins Italienische übersetzt («Il bambino lucertola»). Todisco schreibt auch Kinderbücher, z.B. «Angelo und die Möwe» (2003) und «Luna» (2019); beide wurden von ihm auch ins Deutsche übersetzt. Weitere Übersetzungen sind u.a. «La Breggia» (Luis Brem, 2001) und das Theaterstück «Das Mädchen Kiesel» von Katrin Lange (2022).